Conoscere la Sindrome Metabolica
Sempre più persone oggi fanno i conti con notevoli difficoltà nel mantenere un corretto peso corporeo. Nonostante l’ampia gamma di informazioni disponibili non è sempre facile destreggiarsi tra i consigli, individuando quelli davvero adatti al nostro caso specifico.
Età, situazioni personali, abitudini, condizioni fisiche, sono solo alcuni esempi delle variabili che, in ogni persona, possono determinare l’insieme delle condizioni favorevoli all’accumulo di peso. Vediamo allora di fare un po’ di chiarezza, e sgombrare il campo da falsi miti o da verità parziali che possono disorientare, anziché aiutare, chi cerca di perdere peso.
Per cominciare a trovare qualche utile appiglio in un campo molto complesso come il tema del sovrappeso ci faremo aiutare dal Dott. Messina – esperto di nutrizione e consulente per la corretta alimentazione e integrazione alimentare – a cui abbiamo posto alcune domande:
Può essere innanzitutto utile partire dalla consapevolezza che le tipologie di accumulo adiposo nell’organismo sono di vario genere. Per esempio il grasso addominale ha un impatto diverso sul nostro corpo rispetto ad altre tipologie di grasso. In che modo il grasso addominale (detto anche grasso viscerale) incide sulla salute dell’intero organismo?
Innanzitutto, bisogna partire dal presupposto che il grasso di qualsiasi origine, non è una massa inerte, morta, ma è un tessuto, in ogni senso, anche dal punto di vista biologico e in quanto tale produce mediatori chimici e sostanze di natura ormonale. La variazione del peso e in particolare, l’accumulo di tessuto adiposo, incide anche sull’assetto ormonale dell’individuo sia esso maschile che femminile; per questo risulta essere utile mantenere il più possibile equilibrata la quantità di massa grassa, in proporzione alla propria altezza.
La massa adiposa, in particolare quella depositata nella regione addominale, essendo a contatto con gli organi funzionali del nostro corpo (visceri) potrebbe alterare la funzionalità di questi organi, quali fegato, milza pancreas e miocardio. Il grasso viscerale potrebbe innescare dei processi infiammatori locali tali da alterarne le funzionalità: un tipico esempio, la condizione di grasso depositato sul fegato (steatosi epatica) che potrebbe determinare un aumento dei livelli delle transaminasi, fino a determinare poi una condizione di insufficienza epatica e infine cirrosi nei casi estremi.
Il peso spesso inizia ad aumentare con l’avanzare dell’età. Come mai?
Il nostro corpo purtroppo invecchia e con esso invecchiano tutti i tessuti, nervoso, muscolare, ghiandolare. Pertanto, il nostro “motore” risulta essere più lento perché la massa muscolare è meno attiva e tende a ridursi. Anche l’alterazione dei livelli ormonali, come ad esempio nella menopausa o nella zona della peri-menopausa, dove si ha una marcata riduzione dei livelli estrogenici, determina una riduzione del livello metabolico basale. Per questo la nostra alimentazione andrebbe costantemente regolata in base ad alcuni fattori tra i quali: età, massa muscolare, livello di attività fisica, condizione ormonale ecc.
Perché le diete “di moda” non sempre si rivelano efficaci? O meglio, possono funzionare per alcuni ma non per altri?
Ogni anno mediamente esce una nuova “moda” che caratterizza una stagione o un periodo. Purtroppo, l’alimentazione non può essere considerata un fattore oggettivo, ma un fattore estremamente soggettivo, come un vestito che va cucito addosso ad ogni persona che lo indossa. Anche all’interno delle nostre famiglie, non possiamo adattare uno stile alimentare per tutti i componenti del nucleo familiare, ma deve o dovrebbe essere organizzata una dieta alimentare corretta per ogni componente della famiglia.
Nonostante siamo abituati a credere ci sia una causa specifica alla base dell’aumento di peso, spesso le ragioni che portano al sovrappeso sono più di una e sono in un rapporto di relazione reciproca. In che modo è possibile mettere a fuoco i motivi all’origine dell’accumulo di peso nel nostro specifico caso?
I motivi che sono alla base di un aumento di peso, spesso sono rilegati a cause o a con-cause che determinano un cambiamento anche minimo delle effettive esigenze fisiologiche di ogni persona, ma queste cause possono essere molteplici e di vario tipo: le cattive abitudini, la variazione degli stili di vita, lo stress, la variazione della composizione corporea, alterazioni dell’assetto ormonale (menopausa o peri-menopausa), tiroiditi, alterazioni della tollerabilità di alcuni micro o macronutrienti (intolleranze alimentari). Per questo, individuarne il motivo diventa articolato e soprattutto proprio per questa individualità della causa è necessario che l’alimentazione sia un piano strettamente personale e che venga consigliato da esperti del settore pronti ad indirizzarci verso una alimentazione bilanciata secondo le attuali esigenze ed individuali.
Perché alcune diete, pur facendo perdere chili, non si rivelano adatte a una gestione equilibrata del peso corporeo?
La dieta determina un cambiamento della composizione corporea in particolare. L’obbiettivo di una dieta dimagrante, ovviamente, è quello di perdere peso ma quando vediamo scendere l’ago della bilancia si pensa automaticamente che stiamo dimagrendo. In realtà non è proprio così o per lo meno, non è così semplice, perché la variazione di peso potrebbe essere determinata da vari fattori come:
- la perdita dei liquidi (disidratazione), che possono essere di vario tipo: di natura interstiziale o extracellulare, che rappresentano la ritenzione idrica; oppure possono essere intracellulari: sono i liquidi funzionali delle cellule necessari per il corretto funzionamento metabolico;
- oppure altrettanto grave lo è una perdita di massa muscolare; in questo caso si parla non di dimagrimento, bensì di deperimento, in quanto il tessuto muscolare, rappresenta un “patrimonio” da custodire e conservare, al pari del tessuto osseo, perché dà sostegno e supporto a tutto il corpo, inoltre questo “prezioso” tessuto, rappresenta il costituente fondamentale di alcuni organi vitali, primo fra tutti il cuore, cosa succede quindi se perdiamo il tessuto muscolare?
- Infine, la perdita di peso potrebbe anche essere determinata da una perdita di grasso, in questo caso (e solo in questo caso), possiamo parlare di dimagrimento.
Esistono delle specifiche analisi per individuare la variazione della composizione corporea, che, con grande sensibilità sono in grado di “leggere” la variazione del peso a cosa sia imputabile.
Un’altra falsa credenza consiste nel ritenere che la strada migliore per perdere peso sia semplicemente mangiare di meno. Perché questo non è del tutto vero?
I meccanismi metabolici, purtroppo, sono abbastanza articolati e spesso non seguono le nostre logiche, infatti se un soggetto riduce drasticamente l’apporto calorico, il metabolismo si “organizza” in una sorta di processo di protezione. In tale momento la fase anabolica (processo di costruzione dei tessuti), prevale sulla fase catabolica (processo di degradazione dei tessuti). Questo processo, innescato da fattori ormonali come il cortisolo, richiama altri ormoni come l’insulina, a loro volta questi ormoni, favoriscono l’accumulo di grasso a discapito della massa muscolare che è il tessuto più efficace per il dispendio energetico.
Il risultato finale, di questo meccanismo è quindi una riduzione del fabbisogno energetico, ecco perché le diete fortemente drastiche, spesso alternate da momenti o periodi di eccessi o abusi alimentari sono fortemente sconsigliabili nonché dannose e alla lunga porteranno ad una progressiva e impietosa riduzione del metabolismo basale e del bisogno energetico. Cosi la strategia alimentare adottata fino a qualche tempo prima e risultata efficace, sarà invece inefficace per il calo ponderale auspicato.
La soluzione migliore è certamente quella di adottare uno stile di vita corretto nella quale l’alimentazione è sempre bilanciata ed equilibrata rispetto le nostre esigenze, nonché accompagnare il nostro stile di vita sano ad una corretta attività fisica, anche questa costante, per mantenere sempre attivo il nostro apparato muscolare.
Perché per molte persone risulta particolarmente difficile liberarsi dei chili di troppo e, soprattutto, mantenere a lungo i risultati ottenuti con le fatiche di una dieta?
Uno dei problemi che personalmente riscontro con le persone che mi esternano il loro problema con la bilancia è che spesso mancano di una cosa fondamentale che è la consapevolezza di quello e di quanto mangiamo! Ma soprattutto manca la consapevolezza di quanto sia il nostro effettivo fabbisogno calorico durante la giornata. Per questo spesso la strategia migliore è cercare di capire il livello di attività fisica che durante il giorno viene condotta, purtroppo questo però non basta, perché ad incidere sul metabolismo insistono altri fattori, come i livelli ormonali, alterazioni delle funzionalità endocrine, assunzione di alcune categorie di farmaci ecc. Queste condizioni, tra l’altro non saranno statiche, ma dinamiche e pronte a variare nel tempo.
Perché i parametri metabolici sono gli indicatori dell’efficienza del nostro metabolismo?
Lo stato nutrizionale di qualsiasi soggetto è ovviamente legato al mantenimento di un equilibrio costante tra apporto e fabbisogno. Negli alimenti sono presenti i principi nutritivi, che, trasformate dai processi digestivi, vengono poi utilizzate dall’organismo a diversi fini. Questi principi nutritivi passano dall’intestino al sangue e, in seguito, dal sangue agli organi utilizzatori dove verranno degradati con produzione di energia e accumulati come riserve, oppure potranno essere riutilizzati per i processi di sintesi.
Le diverse condizioni fisiologiche e/o patologiche intercorrenti nella vita (accrescimento dell’età evolutiva, pubertà, gravidanza ed allattamento, invecchiamento, patologie cronico-degenerative sono alla base delle variazioni del fabbisogno energetico e nutrizionale. Un aumento dell’introito dei principi nutritivi, comunque, a sua volta determinerà un aumento delle riserve o “costringerà” il corpo ad organizzarsi per aumentare i processi di sintesi. Logicamente questo avverrà fin quando il corpo sarà in grado di gestire questo sbilanciamento, oltre il quale invece i principi nutritivi in eccesso, verranno accumulati anche in distretti diversi e alternativi, vedi ad esempio il caso della glicemia, colesterolo o trigliceridi.
Come mai si parla di circolo vizioso tra sovrappeso e dismetabolismi?
L’alterato metabolismo dei nutrienti inteso come squilibrio tra catabolismo e anabolismo, innesca un sistema di “autoalimentazione” del processo, nella quale il sovrappeso determina alterazione dei parametri analitici di riferimento che a sua volta favorisce il sovrappeso stesso. Prendiamo ad esempio la glicemia: sappiamo benissimo che mangiando più zuccheri si ha una alterazione della glicemia e questa alterazione determina aumento del tessuto adiposo (ingrassiamo), questo aumento del tessuto a sua volta determina una resistenza all’insulina che porta ad un aumento della glicemia. Ecco, quindi, un esempio di come la conseguenza di un effetto diventa causa dell’effetto stesso.
Quale strategia terapeutica oggi può funzionare meglio nel debellare il meccanismo che si genera tra squilibri metabolici e accumulo adiposo?
La strategia essenziale per risolvere questo meccanismo si basa intanto nel controllo del peso corporeo al fine esclusivo sia del ridurre il tessuto adiposo, sia di migliorare il drenaggio dei liquidi corporei, in particolare, quei liquidi stanziali in un compartimento specifico detti: “interstiziali”. A tal fine, quindi, bisogna attivare tutte le strategie atte al raggiungimento di questo scopo: ridurre l’assunzione dei carboidrati semplici, ovvero gli zuccheri, ridurre l’assimilazione dei grassi, soprattutto quelli ad elevato contenuto di colesterolo e infine cercare di aumentare il proprio metabolismo basale in modo da accrescere il fabbisogno energetico.
Il problema però nasce dal fatto che, anche se attiviamo queste strategie, il risultato finale è insoddisfacente, proprio per le motivazioni di cui abbiamo parlato precedentemente. Diventa necessario se non fondamentale, oltre a ridurre la quantità degli zuccheri ingeriti, dobbiamo come una sorta di “palestra” abituare o “allenare” il nostro corpo a ridurne l’assimilazione per riallineare il giusto e corretto fabbisogno glucidico. Ecco che in questo processo alcune sostanze diventano fondamentali come il cromo un co-fattore fondamentale del processo glucidico.
Per quanto riguarda invece il metabolismo dei lipidi, in particolare quella del colesterolo, per migliorare il metabolismo di questo comunque fondamentale componente metabolico, possono essere utilizzate delle sostanze come la monacolina-k che “aggiusta”, a livello enzimatico, il processo di assimilazione, inibendo un particolare enzima chiave del processo. In queste condizioni, riducendo il peso corporeo, favorendo il drenaggio dei liquidi, si otterrà certamente un migliore processo di ricambio dei fluidi corporei con conseguente riduzione delle resistenze periferiche e una migliore performance del sistema linfatico, che porterà a sua volta ad una riduzione della pressione arteriosa e quindi ad un miglioramento del quadro metabolico generale.
Le informazioni contenute in questo post sono di carattere puramente divulgativo, sono da intendersi come riflessioni e non affrontano in modo univoco o perentorio le tematiche in oggetto. Il presente post non si sostituisce a un consulto medico. Il contributo del dott. Messina è stato rilasciato spontaneamente in via gratuita e non ha alcun fine pubblicitario.
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